Il frutto della pianta del caffè: caratteristiche e curiosità

Come si chiama il frutto della pianta del caffè? Quali sono le sue caratteristiche? Come viene lavorato per diventare la polvere scura e fragrante che utilizziamo ogni giorno per preparare milioni di tazzine? Esistono piantagioni in Italia?

Frutto della pianta del caffè

Tutte le risposte a queste e ad altre domande, oltre a tantissime curiosità, le trovi in questo articolo.

Frutto della pianta del caffè: dove nasce la bontà

Il caffè, prima di diventare la polvere fine, scura e profumatissima che conosciamo, è un frutto piccolo, simile a una ciliegia, verde quando acerbo e rosso scuro una volta raggiunta la maturazione. Ogni ciliegia contiene due semi, posizionati come a combaciare, ognuno dei due protetti da una specie di pellicola argentea e racchiusi dentro una membrana, chiamata pergamino.

La sua pianta, un sempreverde, è detta Coffea, e le due tipologie di Coffea più diffuse e coltivate sono l’Arabica e la Canephora, comunemente conosciuta come Robusta. L’Arabica da sola rappresenta circa il 70% della produzione mondiale di caffè. Il chicco è allungato, più ovale, caratterizzato da un solco centrale ondulato. Il sapore è dolce e il profumo intenso.

La Robusta è, tra le due, la qualità di caffè che contiene più caffeina, circa il doppio rispetto all’Arabica. Il suo seme è più piccolo e tondeggiante, con un solco dritto. La consistenza della bevanda è più cremosa e il sapore molto più forte e deciso.

Come si chiama il frutto prodotto dalla pianta del caffè, simile a una ciliegia?

Ora sai com’è fatto e da dove viene ogni chicco, e forse sapresti distinguere anche fra le due tipologie. Ma ecco la risposta alla domanda cruciale: il frutto della pianta del caffè si chiama drupa.

Drupa è il termine utilizzato in botanica per descrivere tutti quei frutti dotati di buccia esterna, polpa interna più morbida, e seme. Sono drupe anche le ciliegie, le pesche, l’oliva.

Ogni pianta di caffè impiega circa 4 o 5 anni prima di essere in grado di produrre questi frutti, che giungono a maturazione in media 2 o 3 volte l’anno. Fino a quando la pianta non arriva a circa 20 anni di età, momento in cui termina il suo periodo fecondo e fruttifero.

Questo sempreverde, per comodità, viene mantenuto ad un’altezza di circa 2 o 3 metri, per facilitare il raccolto. Se non controllata, però, la sua altezza può raggiungere e superare addirittura i 10 metri.

Frutto del caffè: la lavorazione

Per diventare caffè, ogni singola drupa deve prima subire diversi e precisi procedimenti. Abbiamo riassunto qui ogni passaggio:

  • raccolta (a mano o meccanica);
  • le drupe vengono pulite e private della buccia, del pergamino e della membrana argentea;
  • il chicco viene essiccato;
  • avviene la separazione dei chicchi, cioè la suddivisione in base a colore, forma, dimensione;
  • i chicchi ancora verdi vengono torrefatti, cioè abbrustoliti a una temperatura di circa 200-220°. Questo passaggio conferisce loro la famosa colorazione marrone, e permette agli oli e alle fragranze di salire in superficie.
  • una volta effettuati tutti i controlli qualità, si procede con la macinatura.

Un caffè proveniente da un solo tipo di chicco e di pianta è detto monorigine. Più polveri di caffè, di diverso tipo, combinate tra loro a formare la miriade di gusti disponibili in commercio, si chiamano miscele.

Piantagioni di caffè in Italia

Nonostante il nostro Paese sia fra i primi consumatori di caffè al Mondo nonché patria del tanto amato espresso, quello che tutti ci invidiano, la quasi totalità di tazzine che ogni giorno prepariamo a casa, in ufficio o consumiamo al bar viene realizzata grazie a caffè importati da Paesi esteri. Per una ragione semplicissima, che forse già immaginerai. Cioè il clima.

Proprio così. La pianta di caffè cresce rigogliosa in presenza di un clima equatoriale o tropicale, temperature costantemente miti e buona umidità. Il nostro clima mediterraneo, con l’alternarsi delle stagioni e soprattutto visto il freddo del periodo invernale, non permette a questa pianta di crescere e fruttificare.

Certo, si può provare a coltivare una piantina di caffè in casa, ma è raro che riesca a donarci le sue preziose drupe e di sicuro non soddisferebbe il nostro fabbisogno (considera che sono circa 7 miliardi le tazzine di caffè preparate ogni anno, numeri che si riferiscono solo all’Italia!).

Ma grazie a colossi come Brasile, Vietnam, Colombia, Indonesia, Ecuador ed Etiopia, per citarne alcuni, con le loro infinite piantagioni di Coffea, la giusta scorta di miscele pregiate è assicurata!

Curiosità: il Caffè “Caracolito” o “Perla”

Come detto, ogni drupa di caffè racchiude due chicchi distinti. Ci sono però drupe speciali, difettose potremmo dire, ma per questo ancor più rare e preziose: al loro interno troviamo un solo chicco di caffè, le due metà unite in un’unica bacca tondeggiante, detto appunto Caffè Perla o Caracolito. Spesso questo chicco si trova all’interno delle drupe che crescono sulle punte dei rami della pianta di Coffea.

Questa forma rotonda e un’incubazione diversa rispetto a tutte le altre bacche donano a questo chicco fragranze ancora più intense, un gusto ancor più particolare reso possibile grazie anche a una torrefazione più omogenea.

Com'è fatto il frutto della pianta del caffè

Una vera prelibatezza, da gustare almeno una volta nella vita (o magari anche di più, se non si tiene conto del prezzo un po’ proibitivo!).

Ora che conosci tutte le caratteristiche della drupa di caffè, sorseggiare una calda tazzina sarà un’occasione ancora più speciale: è solo grazie al tempo, all’esperienza e alle amorevoli cure dei mastri torrefattori che un piccolo seme diventa la seconda bevanda più consumata al mondo, preceduta solo dall’acqua.

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